mercoledì 31 maggio 2017

[serial] Twin Peaks (It's happening again)






Twin Peaks, la madre di tutte le serie, è uno dei miei cult personali dal 9 gennaio 1991.
Ho sempre avuto un debole per i thriller e appena vidi la pubblicità mi colpì subito.
Era diverso: aveva qualcosa di mistico, magico, soprannaturale, comico e delirante.
Terrorizzava e faceva ridere in modo isterico allo stesso tempo.
Rimasi ipnotizzata dalla sigla (comprai la cassetta e la custodisco ancora come una reliquia pur avendola ascoltata allo sfinimento) e fulminata dal protagonista, chiamai in suo onore il mio unico gatto (rosso a pelo lungo con un delizioso pancino bianco) Agente speciale Dale Cooper. 
Il serial ebbe subito successo e poco dopo fu pubblicato il libro di Jennifer Lynch, figlia del regista, dal titolo "il diario di Laura Palmer", dove tutti credevano di trovare qualche spoiler invece ciccia. 
Ero al quinto anno di scuola superiore, avevo una mini smemoranda rossa che usavo per scrivere le storie che in seguito sarebbero diventate i miei racconti, per quel motivo un compagno di classe, tal Federico G (che ora è un brillante avvocato del Foro di Genova)  iniziò a chiamarmi simpaticamente Laura Palmer.
L'ultimo episodio della seconda stagione fu trasmesso la sera della cena di classe.  
Non possedevo un video registratore ed ero disperata.
Fortunatamente la brigata del ristorante dove avevamo prenotato era composta da quattro fans del serial dotati di  un piccolo televisore ed io trascorsi mezza serata in  cucina per vedere la tanto agognata season finale

 Uscii dalla cucina in lacrime, col cuore spezzato

Non l'ho più guardato per 25 anni, fino a maggio dello scorso anno.
In meno di una settimana mi sono sparata una maratona pazzesca.

Per mesi, a causa del povero cameraman Frank Silva, che dio l'abbia in gloria, non chiusi occhio!

Dopo 26 anni  David Lynch mi ha fatto un regalo: la terza stagione.
Ho visto i primi due episodi a poca distanza dalla messa in onda (in lingua originale) e non ci ho capito una beata mazza. Mi ha rincuorato il fatto che non era facilmente comprensibile nemmeno 26 anni fa, pertanto non mi sono persa d'animo.
Ho rivisto gli episodi doppiati. Niente da fare, il problema non era la barriera linguistica.
Con il terzo ed il quarto episodio si inizia ad intravedere un filo di  luce.

Nel dubbio ho chiesto al Principe consorte di guardarlo con me, così me lo spiega.
Voi lo avete visto?
 

venerdì 26 maggio 2017

[lavoro] Darth Vader ha colpito più forte (ma la Resistenza non molla)

Il ballottaggio di cui ho discettato qui si è concluso con l'eliminazione della collega più giovane
Darth Vader ha scelto il male minore: l'ha lasciata a casa l'ultimo giorno di prova (infame)
L'altra collega ha tirato un sospiro di sollievo ma sa di avere il tempo contato, alla scadenza del suo contratto verrà prontamente sostituita con una stagista. 


La sottoscritta invece ha sostituito la ragazzina per coprire le fasce orarie scoperte ed ora sta fruendo di un periodo di vacanza obbligata perché il titolare, sprovveduto o astuto calcolatore, non ci è ancora chiaro, non ha monetizzato sufficientemente la copertura ore.
Non ho parole per esprimere la pena e la mancanza di stima che nutro nei confronti di quell'uomo.
Aspettando di rientrare in turno (spero prima di un mese, per non rimuovere le nozioni che ho imparato in un anno e mezzo di lavoro) ho iniziato seriamente ad andare al mare, ho già fatto il primo bagno, preso la prima scottatura (un must di ogni estate) ripreso i ritmi leggeri che porta con sé la bella stagione.
Conserva la tua dignità, se un cane ti morde non mordere il cane.
Alejandro Jodorowsky


































































































































[cinema] King Arthur e il potere della spada

Diretto da Guy Ritchie.Protagonista Charlie Hunnam (che è bastato per convincermi)
Con Jude Law, Djimon Hounsou, Eric Bana, Kathie McGrath, Poppy Delenvigne, Annabelle Wallis, Dito corto e Roose Bolton di Games of Thrones.
Una storia semplice ma appassionante, con tutti i riferimenti del caso, raccontata nel tipico stile del regista,
a metà tra il fumetto e il video clip.
L'unica pecca è averlo visto in 3 D


Troppo frenetico, mi è venuto mal di testa.
Mi è piaciuto***

martedì 23 maggio 2017

[Queen's library] Non volevo morire vergine - Volevo essere una gatta morta - Breve storia di due amiche per sempre - Volevo solo andare a letto presto - Nessuno come noi - Se prima eravamo in due

La vita di Barbara è cambiata all'improvviso a poco più di quindici anni, quando per un tuffo in acqua troppo bassa è rimasta tetraplegica. Quindici anni è l'età delle prime cotte, delle prime schermaglie, dei batticuori. E del sesso. Di tutte le perdite che l'incidente ha portato con sé, la più insopportabile è proprio il pensiero di restare vergine per sempre. Vergine non solo nel corpo, ma di esperienze, di vita, di sbagli, di successi, di fallimenti, di viaggi, di sole. Armata di coraggio, ironia e molta curiosità, Barbara affronterà tutte le rivoluzioni imposte dalla nuova condizione, fino a ritrovare se stessa in un corpo nuovo. In una girandola di situazioni tragicomiche e di ragazzi e uomini impacciati, generosi, a volte teneri, a volte crudeli, Barbara compie la sua iniziazione al sesso e all'amore. Con gli stessi slanci, le delusioni, gli entusiasmi che tutte le donne, anche quelle con le gambe, conoscono molto bene.

Questo libro è un inno alla vita.  Ironico, commovente, vero nel senso più ampio del termine.
L'ho fulminato in un giorno.
Consigliato*****



C'è chi nasce podalica e chi nasce gatta morta. Chiara è nata podalica. Forse non aveva fretta di venire al mondo perché aveva già intuito che la sua vita non sarebbe stata una passeggiata. Che sarebbe rimasta sempre in piedi al gioco della sedia, o con la scopa in mano al gioco della scopa. E se la sarebbe dovuta vedere con chi invece è nata gatta morta. La gatta morta è una micidiale categoria femminile. Non è divertente, è seducente. Non esprime opinioni, ha paura dei thriller, le pesa la borsa, soffre di mestruazioni dolorose, non fa uscire il ragazzo con gli amici, non si concede al primo appuntamento e fin da piccola ha un solo scopo: il matrimonio. Chiara l'ha studiata per una vita. E ha capito che contro di lei non ci sono armi.

Divertente***


Un tradimento, come ce ne sono tanti. Ma quando irrompe nel suo matrimonio, Tessa reagisce in modo inaspettato. Senza scenate e senza urla, si trova a riprendere un viaggio in un passato che credeva di essersi lasciata alle spalle. Mentre tenta di fare chiarezza ricompare Clara, la sua amica del cuore, con cui ha fumato le prime sigarette, ha ascoltato fino a consumarle le cassette dei Guns 'n' Roses e trascorso ore al telefono... Quella amica speciale che un giorno è uscita dalla sua vita senza un perché. Lenito il dolore di quella ferita, Tessa aveva smesso di cercarla, ma a volte il destino segue dei percorsi tutti suoi e così, vent'anni dopo, le due amiche si ritrovano. Forse per caso. O forse no. Ora Tessa è mamma, ha un lavoro da editor ed è una donna riservata. Clara è una donna in carriera, sposata ma senza figli. Tante cose sono cambiate, ma i fili di quell'amicizia si intrecciano di nuovo e quando Tessa e Clara tornano nella casa in Abruzzo, dove hanno trascorso tante estati della loro giovinezza, trovano ad accoglierle un melograno in fiore. Lo stesso che a sedici anni avevano piantato per gioco. Lo avevano giurato: "Saremo amiche per sempre, finché morte non ci separi". Ma è possibile rimanere amiche per sempre? Perdersi per anni e poi ritrovarsi? La risposta è nascosta all'ombra di quel melograno diventato grande. Qui, finalmente, proveranno a sciogliere i nodi delle loro esistenze.

 Ci ho messo un po' per entrare dentro questo romanzo. Alla fine ci sono riuscita e mi è piaciuto.***

Ipocondriaca, ossessiva, maniaca del controllo e sfegatata di telenovelas brasiliane: del resto che cosa aspettarsi dopo un'infanzia trascorsa in un borgo hippy, senza tv, con una mamma fissata con la cristalloterapia, un padre non ben identificato e tanti amici che danzano in giro, spesso senza vestiti?
E' comprensibile che a trentacinque anni Agata Trambusti voglia avere il pieno controllo di ogni aspetto della sua vita e detesti qualsiasi fuoriprogramma. Inclusa la pioggia, e quella mattina si è messo a piovere sul serio, mentre in tailleur e chignon Agata varca il cancello di una villa sull'Appia per valutare alcuni quadri che il proprietario vuole mettere all'asta. Ma la pioggia non è niente rispetto a quello che la aspetta: in meno di un minuto la sua tranquilla esistenza si trasforma in un rocambolesco film d'azione, a partire dall'uomo misterioso - terribilmente somigliante a Christian Bale! - che Agata mette ko con due abili mosse di krav maga prima di darsela a gambe. Ma che cosa sta cercando quell'uomo? E perché le sta improvvisamente alle calcagna?
Tra una fuga nei vicoli più sordidi di Barcellona, le minacce di uno strozzino di quartiere e un losco traffico di falsi d'autore, Agata dovrà per una volta dar ragione al suo psicologo e lasciarsi risucchiare dal vortice impazzito degli eventi. E delle emozioni. Perché sarà proprio questa la partita più dura.


Divertente***

Torino, 1987. Vincenzo, per gli amici Vince, aspirante paninaro e aspirante diciassettenne, è innamorato di Caterina, detta Cate, la sua compagna di banco di terza liceo, che invece si innamora di tutti tranne che di lui. Senza rendersene conto, lei lo fa soffrire chiedendogli di continuo consigli amorosi sotto gli occhi perplessi di Spagna, la dark della scuola, capelli neri e lingua pungente. In classe Vince, Cate e Spagna vengono chiamati “Tre cuori in affitto”, come il terzetto inseparabile della loro sit-com preferita. L’equilibrio di questo allegro trio viene stravolto, in pieno anno scolastico, dall’arrivo di Romeo Fioravanti, bello, viziato e un po’ arrogante, che è stato già bocciato un anno e rischia di perderne un altro. Romeo sta per compiere diciotto anni, incarna il cliché degli anni Ottanta e crede di sapere tutto solo perché è di buona famiglia. Ma Vince e Cate, senza volerlo, metteranno in discussione le sue certezze.

Un bel tuffo nel passato. Luca Bianchini non mi delude mai. ****
ps l'immagine nella copertina è Spotorno (esattamente dove vado al mare) 



È proprio vero che quando ti nasce un figlio non sai mai chi ti metti in casa. Poco piú di un anno fa è arrivata Penelope Nina. Se prima eravamo in due è il racconto di come è andato l'inizio della nostra conoscenza e di come, piano piano, mi sono innamorato di lei. Questo nonostante occupi la stanza migliore, urli di notte, se la faccia addosso di continuo e non paghi l'affitto. Tutte cose che non perdonerei nemmeno a Scarlett Johansson, il che la dice lunga. La realtà è che ormai sono suo schiavo. Aggiungete che ho una moglie vegana, salutista e vagamente dittatoriale, e la tragedia familiare è servita. 
Ultima fatica di Fausto Brizzi, di cui avevo già letto i primi tre romanzi. Letto al mare ieri. Divertente, toccante, molto carino***

domenica 7 maggio 2017

[lavoro] Questione di feeling (mancato)


Il negozio presso il quale lavoro ha cambiato gestione.
Così, d'emblée.
Il vecchio titolare (una perla d'uomo) per motivi logistici ha dovuto cedere l'attività.
Prima però ha cercato un sostituto che lavorasse nell'ambito, nello specifico un imprenditore che avesse già un negozio della stessa catena. Fiducioso nel successo dell'operazione, ci  ha informato del cambiamento rassicurandoci che la nuova gestione avrebbe tenuto il personale alle stesse condizioni, in accordo con l'azienda madre e che passaggio sarebbe stato veloce ed indolore.  
E sbagliava clamorosamente!

Appena insediato il nuovo titolare ha fatto saltare gli accordi: in primis l'orario che è stato ridotto a tutte,
poi il modus operandi, già variato con l'avvento della nuova capo area, complicato ulteriormente da una serie di operazioni lunghe e inutili da aggiungere a quelle già previste, inoltre siamo guardate a vista, pesate, tarate, e dal brillante team che eravamo siamo diventate quattro anime opache e stressate.
La prima è stata proprio la sottoscritta, più vecchia anagraficamente, costosa per mansione e livello, retrocessa da titolare a panchinara, da un giorno all'altro. Il mio part-time è stato centellinato per poter usufruire delle mie magiche prestazioni solo nei periodi topici e nella sostituzione del riposi.
L'altra decana, formalmente responsabile del negozio, è stata promossa di ruolo ma non per contribuzione
(il lavoro si è quadruplicato, aggiungendo la reperibilità h24, allo stesso prezzo di quando era semplicemente commessa) mentre le due giovani, subito assicurate con regolare contratto (al minimo sindacale, ca va sans dire) adesso sono minacciate quotidianamente in modo velato ma deciso, da un ballottaggio al quale, al termine della prova contrattuale, resterà solo una.  
Insomma un bell'ambientino rilassato.


Il vecchio titolare negli ultimi sei mesi ci aveva lasciato il negozio in mano, lo abbiamo mandato avanti senza mai disturbarlo a meno che non fosse questione di vita o morte (e non è mai successo); si fidava ciecamente (non è mai mancato un centesimo o uno spillo) abbiamo ottenuto risultati notevoli creando un bel team affiatato, un bel giro di clienti e anche quando la giornata non si concludeva con un buon incasso ci spronava a tenere duro e a provare a fare meglio il giorno dopo. 

Da quando è subentrato Darth Vader il declino.

Il nuovo titolare, che per comodità chiameremo Darth Vader

Darth Vader chiama mille volte al giorno, per sapere l'incasso e la conversione (quante entrate si trasformano in acquisti) Non pago ha creato un gruppo su whattsapp dove ogni sera, al termine della giornata lavorativa, colei che chiude deve inviare un report completo, corredato di immagini singole e panoramiche, foto dei conti, versamenti e spiccioli accantonati. Un lavoro nel lavoro.
E ogni dannata sera, se l'incasso non corrisponde ai suoi parametri (calcolati ad minkiam su statistiche inverosimili basate sui punti vendita di altre regioni più produttive) ci cazzia come se non ci fosse un domani.
Le colleghe hanno paura di rispondere al telefono, quando arriva una sua mail serpeggia il terrore.
NON STO SCHERZANDO.

 Questa immagine riassume perfettamente la mia opinione su Darth Vader

Per quanto mi riguarda all'inizio l'ho presa male. Mi sono sentita umiliata, svalutata, come se la mia esperienza e il mio lavoro dall'apertura del negozio fosse stato cancellato. Poi ho realizzato che sono stata retrocessa in favore di colleghe più giovani, solo per una questione di denaro. Non per questioni personali (di fatto l'ho incontrato solo una volta e ci siamo parlati un'altra al telefono) non c'entrano la capacità, i risultati. Solo il vile denaro.  


Allora ho ragionato, metabolizzato e fatto di necessità virtù. Adesso la capo negozio elabora gli orari in base alla mia disponibilità. Uno dei vantaggi è che sono davvero libera di dire di no, mentre lo scorso anno ho lavorato sia a Pasquetta che il 25 aprile, stavolta ho trascorso le feste a casa.


Come recita un vecchio adagio: spesso non ottenere ciò che desideri può rivelarsi un vero colpo di fortuna....